Vi è mai capitato di vedere dei giovani in gruppo, ma ciascuno preso dal proprio cellulare?
Questa situazione ha anche determinato un nuovo neologismo: “phubbing“, letteralmente “estraniarsi dal dialogo dedicandosi al proprio smartphone“.
Assistere a questa scena può averci anche fatto sorridere, ma sottolinea la grande difficoltà dei ragazzi nelle relazioni personali, vissute soprattutto sul “filo” del telefono o del personal computer, per loro infatti il contatto personale e fisico diventa sempre più problematico.
Potremmo aggiungere però che è una realtà anche per alcuni adulti, che cercano e amplificano le relazioni attraverso i social perchè lì si camuffano e si spacciano per ciò che non sono diventando più amabili ed apprezzabili ( basta visitare alcuni profili sui social per comprendere: persone che segnalano tra i propri interessi la lettura o il cinema o lo sport e che tutto ciò lo “praticano” guardando un po’ di tv ogni giorno, solo per fare un piccolo esempio) .
Tornando ai ragazzi, però, questa modalità ha un doppio risvolto negativo per la loro crescita ed evoluzione:
– vivono spesso rapporti virtuali e in solitudine
– si chiudono con i loro strumenti in una “bolla” impenetrabile anche tra le mura domestiche.
Ora, non è che vogliamo demonizzare l’avvento dell’elettronica e tutti i benefici che pure ha comportato, ma l’impoverimento che sta portando nelle relazioni personali è sotto i nostri occhi e non dobbiamo ignorarlo soprattutto per i teen agers che normalmente nella fase evolutiva hanno maggiore difficoltà a comunicare con gli altri,( ogni genitore credo abbia vissuto questa situazione, in cui ha dovuto letteralmente sradicare dal pc e dal cellulare il proprio figlio).
Un inizio sarebbe quello di imporre delle regole, lasciando ( noi per primi!) gli apparati cellulari a riposo durante i pasti,
limitarne l’uso ai più piccoli ( avete mai visto bimbi di pochi anni che si intrattengono con i giochini al telefono di mamma o papà ?!)
e far apprezzare ai nostri bimbi e ragazzi il piacere di un abbraccio vero, un gioco condiviso , lo “stare insieme” come uno dei piaceri più belli dell’essere umano.
Mike